Giorgione
(da Castelfranco Giorgio)

Veneto (Castelfranco Veneto, 1477 - Venezia, 1510)

 

Poche sono le notizie sulla sua vita, probabilmente del casato dei Barbarella, scolaro di Giambellino, abbandona però subito il gusto pittorico veneto, caratterizzandosi per la profonda e armoniosa continuità stilistica e cromatica che mancava agli artisti precedenti. Del periodo più propriamente veneziano sono l'Adorazione dei Magi di Londra, la Natività di Washington e la Sacra conversazione delle Gallerie di Venezia. Del secondo periodo, già preraffaellita come gusto, più vicino alle esperienze stilistiche e coloristiche degli Emiliani, soprattutto di Francia, sono le sue opere migliori: la celebre Pala di Castelfranco, la Tempesta, la Giuditta di Leningrado, la Prova del fuoco degli Uffizi. Tenta poi un ritorno al cromatismo dei pittori veneti, o meglio tenta quel raccordo tra ritmo e colore che solo più tardi Tiziano saprà compiutamente attuare. Esempio tipico di questo stile è la Venere di Dresda, anche per il naturale raffronto con l'opera dello stesso soggetto di Tiziano. Più clessiche le opere successive i Tre filosofi, interpretabile come le tre età della vita o come le tre religioni o come l'evoluzione del pensiero filosofico ed il Tramonto. Negli ultimi anni si dedicherà maggiormente a una pittura essenzialmente cromatica, testimoniata da numerosi ritratti a mezzo busto, nei quali il disegno è ormai del tutto scomparso, in una sinfonia di colore che aumenta il senso naturalistico-sensuale dei sui personaggi (Ritratto di Gattamelata, il Cavaliere di Malta degli Uffizi, opere che alcuni, per insufficienza di documentazione, assegnano ad altro periodo).

 

Le Opere

 

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