|
Giorgione |
Poche sono le notizie sulla sua vita,
probabilmente del casato dei Barbarella, scolaro di Giambellino, abbandona però
subito il gusto pittorico veneto, caratterizzandosi per la profonda e
armoniosa continuità stilistica e cromatica che mancava agli artisti
precedenti. Del periodo più propriamente veneziano sono l'Adorazione dei Magi
di Londra, la Natività di Washington e la Sacra conversazione delle Gallerie
di Venezia. Del secondo periodo, già preraffaellita come gusto, più vicino
alle esperienze stilistiche e coloristiche degli Emiliani, soprattutto di
Francia, sono le sue opere migliori: la celebre Pala di Castelfranco, la
Tempesta, la Giuditta di Leningrado, la Prova del fuoco degli Uffizi. Tenta
poi un ritorno al cromatismo dei pittori veneti, o meglio tenta quel raccordo
tra ritmo e colore che solo più tardi Tiziano saprà compiutamente attuare.
Esempio tipico di questo stile è la Venere di Dresda, anche per il naturale
raffronto con l'opera dello stesso soggetto di Tiziano. Più clessiche le
opere successive i Tre filosofi, interpretabile come le tre età della vita o
come le tre religioni o come l'evoluzione del pensiero filosofico ed il
Tramonto. Negli ultimi anni si dedicherà maggiormente a una pittura
essenzialmente cromatica, testimoniata da numerosi ritratti a mezzo busto,
nei quali il disegno è ormai del tutto scomparso, in una sinfonia di colore
che aumenta il senso naturalistico-sensuale dei sui personaggi (Ritratto di
Gattamelata, il Cavaliere di Malta degli Uffizi, opere che alcuni, per
insufficienza di documentazione, assegnano ad altro periodo). |
|
Le Opere
|
|
Home |
Musei nel
web | Gallery on the
web | Artisti |
Ricerca | Servizi | My awards | Guestbook | Links