BALTHUS
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Originario di una nobile famiglia, figlio di un critico d'arte e di una pittrice,ha cominciato a dipingere all’età di
sedici anni. Venne a contatto con Rilke, che
ha scritto l’introduzione per una collezione di sue illustrazioni, e Bonnard, che ebbe una forte influenza su lui fino al
1930. E’ proprio in questo periodo che le caratteristiche del
suo stile iniziano a stabilizzarsi: un artista figurativo convinto ed opposto
a tutte le forme di astrattismo. Nascere in
un anno bisestile gli ha ispirato una delle sue tante eccentricità: celebrare
il compleanno ogni 4 anni, e dunque solo per 23 volte, sino alla sua
scomparsa, il 18 febbraio 2001. Considerato
uno dei grandi pittori del XX secolo confessava con civetteria di non potersi
permettere i suoi quadri: troppo costosi per tenerli tutti per sé da quando
figuravano nelle raccolte dei più importanti musei del mondo e nelle collezioni
dei Thyssen, degli Agnelli, dei Rotschild,
dei Niarchos. Balthus era un pittore fuori dagli
schemi. Non era allievo di nessuno, non ha avuto allievi: Bonnard,
amico di famiglia, aveva sconsigliato ai genitori di iscriverlo a una scuola
d'arte, così tutto quello che sapeva lo aveva imparato copiando i suoi
"maestri d'elezione", Poussin, David, Courbet, Piero della
Francesca e Masaccio. Aristocratico
anche nel modo di intendere l'arte, Balthus non è
mai stato un pittore "moderno". Ed è questo il motivo per cui lo si
ama, o lo si odia se non si apprezza una pittura che si confronta con la tradizione
e vive di temi ripetuti sino all'esasperazione. Donne e gatti (i primi
disegnati a 13 anni e pubblicati con una prefazione del poeta Rilke), paesaggi raggelati, una rappresentazione ambigua
della vita sospesa in un tempo senza tempo. Nel 1933, “ Anche se forse a quel tempo era collegato con Artaud (ha fatto gli insiemi per il suo Cenci) e con Giacometti, Balthus ad ogni
modo rifiutava di inventare un mondo immaginario. In
effetti la sua pittura prebellica è più vicino al realismo ed a Nere Sachlichkeit, se non effettivamente a Courbet (la
montagna, del 1937). Dopo il 1945, la sua pittura è diventata più densa,
mentre il suo oggetto-materia è cambiato. Il nudo ha fatto la relativa
apparizione e, in particolare, ragazze adolescenti hanno turbato il sogno nei
momenti riservati ed equivoci, a metà strada fra innocenza e perversità. Le inquietanti modelle adolescenti, uno dei leitmotiv, ha dato luogo a fraintendimenti e
imbarazzi: "Sono cattolico e cavaliere dell'Ordine di San Maurizio e
Lazzaro", chiariva sdegnoso Balthus dall'alto
delle sue nobili origini e forte di un'idea secondo cui l'arte deve essere
anonima, universale e non un mezzo che l'artista usa per trasferire il suo
io sulla tela. Ma la
composizione rigorosa e l’esecuzione lenta sono rimaste identiche (Balthus passa felicemente gli anni su una singola tela di
canapa e continua a produrre le varianti). Ha mantenuto ugualmente l’amore
del suo mestiere, ammirando la pittura orientale di Piero della Francesca in
cui ha scoperto gli esempi di lavoro preoccupato non della rappresentazione
realistica ma di una identificazione. Nelle sue tele
di canapa, il tempo è congelato, il traffico di vita è calmo, i gesti sono
sospesi prima che possano dichiarare il loro scopo: la scena è là per essere
scoperta da chiunque che possa trovare il mistero. “Non abbiamo saputo vedere
la realtà e tutte le cose preoccupanti dei nostri appartamenti, ha amato
onestamente, e le nostre vie celano”, hanno scritto ad Albert Camus nel 1949 nell’introduzione ad una delle mostre rare
di Balthus. Tuttavia il pittore ha deplorato la perdita
del mestiere fra i suoi contemporanei - virtualmente le uniche eccezioni che
sono Bonnard, Braque e Rouan
(di chi era venuto a contatto, infatti, alla villa Medici, di cui era
direttore da |