BALTHUS

 

Balthazar Klossowsky conte de Rola, conosciuto come Balthus, pittore francese, nasce il 29 feb­braio 1908 a Parigi.

Originario di una nobile famiglia, figlio di un critico d'arte e di una pittrice,ha cominciato a dipingere all’età di sedici anni.

Venne a contatto con Rilke, che ha scritto l’introduzione per una collezione di sue illustrazioni, e Bonnard, che ebbe una forte influenza su lui fino al 1930.  

E’ proprio in questo periodo che le caratteristiche del suo stile iniziano a stabilizzarsi: un artista figurativo convinto ed opposto a tutte le forme di astrattismo.

Nascere in un anno bisestile gli ha ispirato una delle sue tante eccentricità: celebrare il compleanno ogni 4 anni, e dunque solo per 23 volte, sino alla sua scomparsa, il 18 febbraio 2001.

Considerato uno dei grandi pittori del XX secolo confessava con civetteria di non potersi permettere i suoi quadri: troppo costosi per tenerli tutti per sé da quando figuravano nelle rac­colte dei più importanti musei del mondo e nelle colle­zioni dei Thyssen, degli Agnelli, dei Rotschild, dei Niarchos.

Balthus era un pittore fuori dagli schemi. Non era allievo di nessuno, non ha avuto allievi: Bonnard, amico di famiglia, aveva sconsigliato ai genitori di iscri­verlo a una scuola d'arte, così tutto quello che sapeva lo aveva imparato copiando i suoi "maestri d'elezio­ne", Poussin, David, Courbet, Piero della Francesca e Masaccio.

Aristocratico anche nel modo di intendere l'arte, Balthus non è mai stato un pittore "moderno". Ed è questo il motivo per cui lo si ama, o lo si odia se non si apprezza una pittura che si confronta con la tra­dizione e vive di temi ripetuti sino all'esasperazione. Donne e gatti (i primi disegnati a 13 anni e pubblicati con una prefazione del poeta Rilke), paesaggi ragge­lati, una rappresentazione ambigua della vita sospesa in un tempo senza tempo. Nel 1933, “La Strada” ha colpito l’attenzione del Surrealisti.

Anche se forse a quel tempo era collegato con Artaud (ha fatto gli insiemi per il suo Cenci) e con Giacometti, Balthus ad ogni modo rifiutava di inventare un mondo immaginario. In effetti la sua pittura prebellica è più vicino al realismo ed a Nere Sachlichkeit, se non effettivamente a Courbet (la montagna, del 1937). Dopo il 1945, la sua pittura è diventata più densa, mentre il suo oggetto-materia è cambiato. Il nudo ha fatto la relativa apparizione e, in particolare, ragazze adolescenti hanno turbato il sogno nei momenti riservati ed equivoci, a metà strada fra innocenza e perversità.

Le inquietanti modelle adolescenti, uno dei leitmotiv, ha dato luogo a fraintendimenti e imbarazzi: "Sono cattolico e cavalie­re dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro", chiariva sde­gnoso Balthus dall'alto delle sue nobili origini e forte di un'idea secondo cui l'arte deve essere anonima, uni­versale e non un mezzo che l'artista usa per trasferire il suo io sulla tela. Ma la composizione rigorosa e l’esecuzione lenta sono rimaste identiche (Balthus passa felicemente gli anni su una singola tela di canapa e continua a produrre le varianti). Ha mantenuto ugualmente l’amore del suo mestiere, ammirando la pittura orientale di Piero della Francesca in cui ha scoperto gli esempi di lavoro preoccupato non della rappresentazione realistica ma di una identificazione. Nelle sue tele di canapa, il tempo è congelato, il traffico di vita è calmo, i gesti sono sospesi prima che possano dichiarare il loro scopo: la scena è là per essere scoperta da chiunque che possa trovare il mistero. “Non abbiamo saputo vedere la realtà e tutte le cose preoccupanti dei nostri appartamenti, ha amato onestamente, e le nostre vie celano”, hanno scritto ad Albert Camus nel 1949 nell’introduzione ad una delle mostre rare di Balthus. Tuttavia il pittore ha deplorato la perdita del mestiere fra i suoi contemporanei - virtualmente le uniche eccezioni che sono Bonnard, Braque e Rouan (di chi era venuto a contatto, infatti, alla villa Medici, di cui era direttore da 1961 a 1977). Ha deplorato, anche, il fatto che la pittura si è trasformata, così spesso, in un’occasione per la discussione, mentre lui è rimasto abbastanza irriducibile a tutto il linguaggio.

 

                   Le Opere